“L’autismo non è me; è solo un problema di elaborazione delle informazioni che governa quello che io sono”
Donna Williams
“L’autismo come il blu ha un’infinità di sfumature,
ogni bambino è unico, e ogni bambino autistico è prima di tutto un bambino.
Facciamo in modo che l’etichetta non vincoli il modo in cui guardiamo i bambini”
Angela De Pace, @piccolapedagogistapetulante
Il mondo dell’autismo è vasto e ricco di sfaccettature, per fare un esempio possiamo immaginarcelo come l’oceano, un immenso blu che contiene mille sfumature dello stesso colore, simili ma sempre diverse che a seconda della prospettiva e del momento in cui lo si guardano cambia.
Ad oggi gli studi identificano l’autismo come un diverso modo di funzionare, differenti modalità che confluiscono per definire una condizione che non è sempre da intendersi come “invalidante” ma, più correttamente, come un altro modo di agire, pensare e vivere.
Ogni volta in cui entriamo in relazione con un bambino, dobbiamo prima di tutto osservarlo. Tramite l’osservazione dobbiamo soffermarci sulle sue personali peculiarità. Il nostro percorso di studi e formazione può fornirci un buon punto di partenza per l’osservazione, ma non deve in nessun modo limitare il nostro giudizio e soprattutto non deve distarci dal nostro obiettivo principale: il bambino.
Osserviamo cosa gli piace, come percepisce gli stimoli, mettiamo in evidenza i suoi punti di forza e adeguiamo l’ambiente ed il modo in cui ci rivolgiamo a lui, basandoci principalmente sulla sua sfera sensoriale. Questo perché osservando la sua capacità di reagire agli stimoli saremo in grado di comprendere come agire, e avremo una prima chiave di lettura utile per impostare la nostra relazione con lui.
Instaurare una buona relazione è il primo passo per poter vedere la realtà attraverso i suoi occhi. Occorre essere sempre pronti a mettersi in discussione e adattare l’obiettivo che si vuol raggiungere ad un attività che possa esser motivante per il bambino. Per far ciò bisogna partire dai suoi interessi, cercando di rendere ogni attività accattivante, e dedicata a lui. In questo modo avremo sicuramente dei buoni risultati, a patto che si riesca ad essere pazienti, poiché ognuno ha i suoi tempi e aver fretta di vedere il risultato non porta da nessuna parte. Spesso saremo costretti a scomporre in piccoli passaggi l’attività, suddividendo l’obiettivo finale in tanti piccoli step, niente è impossibile, bisogna solo esser costanti e credere nelle potenzialità del bambino.
Tendenzialmente io penso che nessun metodo possa essere preso alla lettera, ogni percorso ed intervento educativo deve essere realizzato in base alle esigenze di quel particolare bambino e deve nascere dalla collaborazione di tutta la rete educativa e familiare che ruota attorno a lui. Ogni progetto deve poter comprendere e soddisfare le esigenze del bambino tenendo conto dei vari contesti che frequenta. Non è semplice creare e coordinare una rete solida, ma l’unione delle forze di più professionisti con quelle dei genitori in un continuo confronto, può essere molto stimolante e costruttiva.
Un altro aspetto da non sottovalutare è l’importanza del sostegno rivolto alla famiglia che ogni giorno si confronta con le gioie e i dolori dello spettro autistico. I genitori non hanno “ferie”, sono “sempre in servizio”, ogni giorno devono esser pronti a soddisfare ed interpretare le esigenze dei propri bambini e prevenirne le crisi. Queste fatiche vanno accolte dagli operatori che affiancano la famiglia. Prendersi cura del contesto in cui il bambino è inserito è essenziale per per il superamento del disagio del bambino in tutte le sue variabili. Proprio per questo chi lavora con un bambino autistico, lavora con tutta la sua famiglia, e deve fornire costantemente gli strumenti e le indicazioni migliori, per gestire la quotidianità.
Angela De Pace è una pedagogista che ha conseguito la laurea triennale in scienze dell’educazione e la laurea magistrale in scienze pedagogiche, ha seguito un corso sul disturbo dello spettro autistico ed un master sui disturbi dell’apprendimento. Angela è stata per diversi anni volontaria in ospedale nel reparto di pediatria, ha lavorato con minori a rischio, con disabili adulti e minori, tra cui molti ragazzi autistici. Nel corso degli anni ha formato la sua professionalità ricercando gli strumenti migliori per approcciarsi al mondo dei disturbi dello spettro autistico. Angela mette sempre molta passione e amore nel suo lavoro, un lavoro che si basa su una vocazione profonda: dare voce ai bambini, e permettere alle famiglie una vita serena tramite l’accorgimento di strategie divertenti e accattivanti.
Il pedagogista é un professionista che ha conseguito una laurea magistrale in ambito educativo; si occupa dei processi educativi e formativi, può progettare, coordinare, realizzare e valutare interventi educativi e formativi diretti alla persona in tutte le sue fasce d’età, a partire dai bambini, comprendendo adolescenti, adulti fino ad arrivare agli anziani. Ogni pedagogista si specializza in un particolare ambito. Per quanto mi riguarda mi occupo di infanzia e di autismo. Il pedagogista non è una figura associata solamente a problematiche particolari, o patologiche, si tratta di una figura professionale di supporto per tutti i genitori, per poter capire meglio cosa c’è alla base di un comportamento del proprio bambino, una guida nel meraviglioso ma difficilissimo ruolo genitoriale.
Sui social Angela De Pace è @piccolapedagogistapetulante, un supporto concreto ai genitori, tramite consulenze personalizzate e attraverso la condivisione di attività educative per bambini di varie fasce d’età. Fornisce quotidianamente pillole pedagogiche e spunti di riflessione per tutti.